Proserpine Recensioni – Anton Giulio Onofri, Close-up

PROSERPINE, di Silvia Colasanti
Spoleto, Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti

La scrittura di questa ‘Proserpine’ è umbratile e intricatissima, come una lava incandescente che scorra sotto una superficie telluricamente instabile, agitata dalla nostalgia di un ‘qualcosa’ che l’assenza di ogni compiacimento citazionistico induce a indovinare come reminiscenze aggiornate di Henry Purcell, di madrigali rinascimentali, addirittura di struggimenti viennesi prima della deflagrazione dodecafonica, affioranti in partitura come incisioni rupestri emergenti sotto il salnitro. La nostalgia è infatti elemento primario anche del testo, tratto da un play di Mary Shelley – già di suo focalizzato sulla malinconia causata da quanto accadrà nel corso dell’opera: l’iniziale duetto madre-figlia, alla vigilia del rapimento dei dèmoni degli ìnferi, imposta infatti fin da subito il lirismo del canto (agli opposti del recitar-cantando del ‘Minotauro’ dello scorso anno, firmato sempre dalla Colasanti), sul pedale di una consapevolezza amara: la perdita, la separazione, il lutto. Ma il mito della semi-dèa, perché figlia di Giove, sottratta all’affetto di sua madre Cerere, dèa della fertilità terrestre, dal dio Plutone, maligno solo per necessità che il mito si verifichi e spieghi l’alternanza delle stagioni dell’anno, contiene anche l’invito a una serena accoglienza del fato, dell’alternanza di dolore e benessere, di buio e luce, di morte e vita, perché ‘non è una sventura, ma solo un lieve cambiamento per la nostra felicità’: per volere di Giove, la fanciulla vivrà d’ora in poi sei mesi insieme a Cerere sulla Terra, che beneficerà dei frutti del tepore primaverile e del sole estivo, e sei mesi nell’Erebo come sposa di Plutone, lasciando via libera ai rigori di autunno e inverno. ‘Sei mesi insieme, e sei mesi vicine nei sogni’, suggerisce poeticamente per bocca di Proserpina la Shelley; ed è nella dimensione sospesa e onirica del dormiveglia che sembrano prender forma la musica e il canto di questo nuovissimo lavoro di una tra i più talentuosi cesellatori del suono nel panorama musicale contemporaneo: melodie vaganti in cerca di una tonalità che a volte riescono a lambire per qualche istante, per poi subito smarrirla catturate dall’incertezza del sogno, e rituffate in un universo sonoro di fascinosa indefinitezza…

Proserpine Recensioni – Mauro Mariani, Il Giornale della Musica

Proserpine, un’opera al femminile
La prima assoluta dell’opera di Silvia Colasanti ha inaugurato il sessantaduesimo Festival di Spoleto

Proserpine
Proserpine
Mauro Mariani
RECENSIONE CLASSICA
01 LUGLIO 2019

Spoleto, Festival dei 2Mondi, Teatro Nuovo
Proserpine
28 Giugno 2019 – 30 Giugno 2019
Seconda tappa della trilogia sul mito greco chiesta dal Festival dei 2Mondi a Silvia Colasanti, Proserpine è ricavata da un poco noto dramma in versi di Mary Shelley, adattato a libretto da René de Ceccatty e Giorgio Ferrara, che sono rimasti il più possibile fedeli all’originale e ne hanno conservato la lingua inglese. Nel mito di Proserpina, rapita da Plutone re degli inferi, la poetessa inglese riviveva in qualche modo sia la perdita prematura della madre sia la perdita dei propri tre figli: al centro del dramma è infatti il rapporto tra Proserpina e la madre Cerere, dapprima il loro amore tenerissimo, quindi il lutto per la perdita della figlia ma anche – quando Proserpina ottiene di trascorrere metà dell’anno con lo sposo e l’altra metà con la madre – il superamento del legame esclusivo e della dipendenza reciproca tra madre e figlia e l’instaurarsi di un rapporto più maturo e più aperto agli altri aspetti della vita.

Tutta l’opera si svolge al femminile, in un gineceo formato, oltre che da Cerere e Proserpina, da ninfe e altre figure femminili. Il maschio con la sua rozzezza e brutalità è tenuto fuori da questo mondo (il rapimento avviene fuori scena ed è riferito da Aretusa, come la morte di Euridice è narrata dalla Messaggera nell’Orfeo di Monteverdi) e il solo uomo a comparire brevemente in scena è il demone Ascalafo, che chiede la riconsegna di Proserpina a Plutone. Dunque sono donne sia le autrici del testo e della musica sia le protagoniste sulla scena e tutta l’opera vibra di una delicatissima sensibilità femminile.

Squisito il trattamento delle voci, che ora si esprimono in una specie di recitar cantando, ora si aprono in più o meno ampi squarci cantabili, definiti “arie” dall’autrice stessa: tutto fluisce senza improvvisi scatti, senza rotture violente, come se il dramma fosse rivissuto nella memoria, in un trascolorare continuo di sentimenti che sono ancora vivissimi ma in cui la drammaticità degli eventi appare decantata. Intorno a queste linee vocali così delicate e gentili, ma vibratili ed emozionanti, talvolta perfino ardenti, sta un’orchestra translucida – sono evitati raddoppi che appesantiscano il suono: non due flauti ma uno solo, e similmente un oboe e un fagotto – che mantiene alcune costanti di fondo ma è in continua trasformazione, e riesce a trasmettere la tensione drammatica latente nel mito senza forzature e senza effetti troppo appariscenti. Gli strumenti acuti circondano le voci femminili, ne sono il commento e quasi il prolungamento, mentre al di sotto le percussioni sono un profondo e cupo suono tellurico, la presenza continua e minacciosa di quel mondo sotterraneo in agguato da cui verrà la violenza del rapimento. Una partitura ricca di infiniti sottili dettagli, minimi ma preziosi, scritta con un’abilità artigianale rara, che si coniuga con una sensibilità ed una emotività altrettanto sottili e preziose.

La prima assoluta di Proserpineha avuto l’esecuzione di grande qualità, indispensabile a metterne in luce la delicata ricchezza musicale ed espressiva. Attenta e precisa, sensibile e raffinata era la direzione di Pierre-André Valade, che ha sicuramente fatto un grande lavoro per portare gli ottimi ma poco esperti strumentisti dell’Orchestra Giovanile Italiana a un tale livello. Nel cast brillavano le due ottime protagoniste, il soprano Disella Larusdottir (Proserpine) e il mezzosoprano Sharon Carty (Ceres). Nei ruoli che non sarebbe corretto definire secondari erano inappuntabili Anna Patalong (Ino), Silvia Regazzo (Eunoe), Gaia Petrone (Iris), Katarzyna Otczyk (Arethusa) e Lorenzo Grante (Ascalaphus).

Si è lasciata per ultima la parte registica, perché questa è un’opera di sentimenti e affetti, di sensazioni e presagi, e l’azione è ridotta al minimo. Tuttavia la scena potrebbe essere importante per rendere in qualche modo “visibile” la sottile trama psicologica. La regia di Giorgio Ferrara ha fatto qualcosa in tale direzione, ma poco più dell’indispensabile, avendo comunque il merito non trascurabile di evitare sbandate, perché i movimenti misurati e interiorizzati cercavano di accordarsi alla musica. Un po’ eccessivi ed estetizzanti i costumi – tunichette ellenizzanti, bracciali e gambali minoici, copricapi a dir poco bizzarri – di Vincent Darré. Semplicissime le scene – tre fondali su cui erano dipinti pepli dai colori accesi – firmate nientemeno che da Sandro Chia.

Teatro pieno – seppure non esaurito – e successo caloroso: trattandosi di un’opera contemporanea, potrebbe sorprendere ma era assolutamente meritato.

Proserpine Recensioni – Lorenzo Tozzi, Il Tempo

L’opera nuova della Colasanti a Spoleto

UNA PROSERPINA SENZA TEMPO
Lorenzo Tozzi

Spoleto – C’era vivida attesa per la riconferma della compositrice romana Silvia Colasanti per l’opera inaugurale della sessantaduesima edizione del Festival dei due Mondi di Spoleto. Dopo il Minotauro dello scorso anno plasmato sulla drammaturgia di Dürrenmatt, questa volta l’indagine sonora sul mito si espande, auspice la traccia narrativa di Mary Shelley ( l’autrice di Frankenstein), sulla vicenda di Proserpina che coinvolge da una parte il rapporto con la madre Cerere, disperata per il suo ratto da parte del Re dell’ Ade Plutone, dall’altra investe e giustifica la nascita delle stagioni con la sua permanenza per sei mesi sulla terra con la madre e sei mesi negli Inferi con il marito ( per espressa volontà del sommo Giove).

Una storia forse lontana dalla realtà, ma qui umanizzata da una musica a tratti quasi espressionista (come nel lamento della madre affranta che ricorda Erwartung) tra la atematicità e l’emergere di micromelodie, ma anche con una vocalità ferrigna, lontana, iper-espressiva. La Colasanti vi si conferma compositrice solida, sicura di sé, sensibile, ma il complimento maggiore che le si può fare, complice anche la sobria ma sempre essenziale regia di Giorgio Ferrara, è quello di aver trovato la giusta temperatura per una storia extratemporale come è il mito, cosa riuscita forse in precedenza solo al Wagner mitopoieutico del Ring. Naturalmente il segno è qui molto più contemporaneo e senza temi ricorrenti, ma l’assenza di un luogo e tempo definiti salta agli occhi da subito anche per i costumi luccicosi (di Vincent Darré) ma con stravaganti cappelli a capitello arcaicizzanti e per una gestualità ieratica e rituale. Quasi tutto femminile il cast con in ottima evidenza le due donne (la matura e introspettiva Proserpina di Disella Larusdottir e la più fragile ed isterica Cerere di Sharon Carty) affiancate da un cast di valore. Prezioso il contributo sul podio di Pierre André Valade che ha guidato l’Orchestra Giovanile Italiana alle prese con una partitura non proprio agevole. Ad un nebuloso e perentorio inizio fa riscontro un finale in dissolvenza con la neve che lentamente invade il palcoscenico. Calorosi consensi e incoraggiamenti.

Proserpine – Immagini

25/06/2019 62 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Teatro Nuovo Giancarlo Menotti, opera: ‘ Proserpine ‘ di Mary Shelley, nella foto Ceres: Sharon Carty Proserpine: Disella Larusdottir
25/06/2019 62 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Teatro Nuovo Giancarlo Menotti, opera: ‘ Proserpine ‘ di Mary Shelley, nella foto Ino: Anna Patalong Eunoe: Silvia Regazzo
25/06/2019 62 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Teatro Nuovo Giancarlo Menotti, opera: ‘ Proserpine ‘ di Mary Shelley, nella foto Sharon Carty interpreta Ceres
25/06/2019 62 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Teatro Nuovo Giancarlo Menotti, opera: ‘ Proserpine ‘ di Mary Shelley, nella foto Iris: Gaia Petrone
25/06/2019 62 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Teatro Nuovo Giancarlo Menotti, opera: ‘ Proserpine ‘ di Mary Shelley, nella foto Lorenzo Grante interpreta Ascalaphus
25/06/2019 62 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Teatro Nuovo Giancarlo Menotti, opera: ‘ Proserpine ‘ di Mary Shelley, nella foto Ceres: Sharon Carty Proserpine: Disella Larusdottir Ascalaphus: Lorenzo Grante
25/06/2019 62 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Teatro Nuovo Giancarlo Menotti, opera: ‘ Proserpine ‘ di Mary Shelley, nella foto Arethusa: Katarzyna Otczyk
25/06/2019 62 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Teatro Nuovo Giancarlo Menotti, opera: ‘ Proserpine ‘ di Mary Shelley, nella foto Eunoe: Silvia Regazzo, Ceres: Sharon Carty, Proserpine: Disella Larusdottir, Ino: Anna Patalong, Ascalaphus: Lorenzo Grante
25/06/2019 62 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Teatro Nuovo Giancarlo Menotti, opera: ‘ Proserpine ‘ di Mary Shelley, nella foto Ino: Anna Patalong Proserpine: Disella Larusdottir Eunoe: Silvia Regazzo
25/06/2019 62 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Teatro Nuovo Giancarlo Menotti, opera: ‘ Proserpine ‘ di Mary Shelley, nella foto Ino: Anna Patalong
25/06/2019 62 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Teatro Nuovo Giancarlo Menotti, opera: ‘ Proserpine ‘ di Mary Shelley, nella foto Proserpine: Disella Larusdottir
25/06/2019 62 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Teatro Nuovo Giancarlo Menotti, opera: ‘ Proserpine ‘ di Mary Shelley, nella foto Proserpine: Disella Larusdottir, Shades of Hell Caterina Bonanni, Eugenia Faustini, Giulia Gallone, Cecilia Guzzardi, Elisabetta Misasi, Eleonora Pace attori diplomati dell´Accademia d´Arte Drammatica ‘ Silvio d´Amico ‘ di Roma
29/06/2019 62 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Teatro Nuovo. Opera. Prosperine. Nella foto il direttore e regista Giorgio Ferrara con gli attori dell’Opera Prosperine.

Proserpine inaugura il Festival di Spoleto 2019

L’opera PROSERPINE tratta dall’omonimo dramma di Mary Shelley, con la regia di Giorgio Ferrara, aprirà il Festival, il 28 giugno 2019 al Teatro Nuovo di Spoleto.

27/06/2018 61 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Teatro Nuovo, spettacolo di lirica Minotauro, nella foto Rene’ De Ceccatty, musiche del Minotauro Silvia Colasanti, Giorgio Ferrara

”Sarà Proserpine di Silvia Colasanti ad inaugurare il sessantaduesimo Festival dei 2 Mondi di Spoleto, il prossimo 28 giugno. La compositrice romana prosegue dunque la sua trilogia sul mito (l’opera precedente era Minotauro, che ha inaugurato la scorsa edizione del festival) e questa volta si è ispirata al poema drammatico di Mary Shelley, adattato da René de Ceccatty e Giorgio Ferrara, che hanno mantenuto la lingua originale inglese. Come dice la Colasanti, l’attenzione di quest’opera in due atti “si concentra sui personaggi femminili, in particolare su Cerere, sottolineando, più che la violenza del ratto, la separazione tra madre e figlia, l’amore di una madre che sfida il potere degli dei e la forza e la solidarietà offerta da una comunità di donne”. Ma, prosegue, “c’è spazio in questo racconto per altri temi altrettanto importanti: la crescita attraverso un amore violento, l’ombra come parte oscura e apparentemente solo negativa dell’uomo o degli episodi della vita, la saggezza come accettazione del chiaroscuro, la linearità – che riusciamo a percepire nell’ottica umana della caducità e della finitudine – che si accompagna alla ciclicità della natura, alle sue perenni alchimie di nascite e morti, di crescita e distruzione, di luce e di ombra. Proserpine è infine una storia di malinconia e di perdita”. Dirigerà Pierre-André Valade, la regia sarà di Giorgio Ferrara e le scene avranno una firma importante, quella di Sandro Chia.”

(Mauro Mariani – Il Giornale della Musica)